Il Silenzio dell'Acqua

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    Titolo: Il Silenzio dell'Acqua
    Autore: Louise O'Neill
    Genere: fantasy
    Ambientazione: imprecisata
    Tempo: indefinito
    Pagine: 257
    Casa Editrice: Hot Spot
    Titolo originale: The Surface Breaks

    Muirgen è la sesta figlia del Re del Mare, da sempre una tipetta curiosa e attratta dal mondo in superficie, che non vede l'ora di poter compiere quindici anni per poterlo vedere coi suoi occhi, quel mondo che tanto l'affascina, anche e soprattutto per capire cosa abbia spinto sua madre a preferirlo rispetto alla vita di corte, lasciando lei e le sue sorelle sole, cresciute solo dal padre, un dispotico sovrano molto all'antica e la nonna.
    Quando finalmente il momento tanto atteso giungerà, Muirgen verrà attratta dalla vista di uno yacht sul quale un gruppo di ragazzi umani suoi coetanei, stanno festeggiando il compleanno di Oliver, un ragazzo di cui lei si innamora a prima vista.
    Il resto della storia già lo immaginiamo: lo yacht farà un naufragio, la giovane sirena salverà Oliver e non riuscendosi a togliere quell'umano dalla testa, finirà per chiedere l'aiuto della Strega del Mare, anche spinta dalla situazione soffocante in cui vive a palazzo.
    Ma una volta salita in superficie, si renderà conto che vivere il suo sogno d'amore non è affatto semplice e che dovrà scontrarsi con molti più ostacoli di quelli che aveva immaginato.

    --
    Che dire, a quanto pare io ultimamente non sono molto fortunata coi fantasy ^^"
    Non sarà facile recensire questo libro, dunque tenterò di farlo al meglio, dividendo il discorso in due parti, uno che è strettamente legato all'aspetto tecnico, quindi allo sviluppo della trama e il suo avanzamento e l'altro invece relativo ai messaggi in sotto-testo che questo romanzo lascia.
    Partiamo dalla struttura, su cui non trovo nulla da ridire. Rispetto ai romanzi nati su Wattpad, è scritto molto bene, lo stile è semplice e scorrevole, affatto impegnativo. Ho apprezzato molto anche la scelta di tenere come linea di riferimento per il retelling la fiaba originale di Andrersen, molto più della versione disneyana, anche se questo ha significato l'aggiunta di alcuni dettagli un po' macabri, che ovviamente nella pellicola degli anni Ottanta sono stati tolti per rendere la storia più adatta a un pubblico giovane. Inoltre, il modo in cui ogni personaggio abbia trovato un suo corrispettivo moderno è stato soddisfacente.
    Dunque fin qui, nulla da ridire, anzi.
    I problemi sorgono però con la scrittura di alcuni passaggi e i cosiddetti messaggi in sotto-testo, ovvero gli insegnamenti che questo romanzo vorrebbe dare, le denunce che vuole fare e le critiche, perché è bene sapere che si tratta palesemente di un romanzo che si pone come l'obbiettivo quello di usare una fiaba classica come La Sirenetta per realizzare quello che per tutte le 250 e più pagine altro non è che un manifesto femminista, in cui molti concetti, per come vengono presentati al lettore, non sono poi nemmeno così tanto sottointesi, anzi addirittura risultano un po' troppo didascalici, al punto da non sembrare nemmeno credibili, un po' come la conversazione che Muirgen e Ceto (la Strega del Mare) hanno durante il loro primo incontro, in cui si parla di quanto il re ami farsi vedere potente, di come tenga tutti in scacco, di come sotto la sua forza si cela quasi certamente una debolezza dovuta alla paura di non farcela e che nasconde facendo "L'Uomo", di come le principesse sono a palazzo e vivono solo per compiacere il padre, di come loro non hanno scelta nella loro vita, nemmeno la povera Nia che è fidanzata con uno ma in realtà è a quanto pare omosessuale. Tutto questo scambio di battute, sebbene avvenga in maniera fluida e senza interruzioni, proprio per come è scritto, così a carrellata, più che una discussione fra due persone che si confrontano e in cui una svela all'altra delle verità che lei ignora, sembrano solo una sfilza di manifesti propagandistici.
    Ora, premettendo che possa capire perché a qualche donna non piaccia l'idea originale della sirenetta che si immola totalmente per l'amore del principe (è un discorso che era già venuto fuori anche quando era uscito il remake Disney), anche perché io ad esempio non amo La Bella e La Bestia per motivi analoghi e capisco anche l'idea di voler proporre alle nuove generazioni una versione di una sirenetta più emancipata, ma sinceramente non è quello che questo racconto mi ha trasmesso. Anzitutto perché questo racconto non è affatto femminista, come molti sostengono. O meglio, non è veramente femminista. Il femminismo non ha come base l'idea di "sterminare" tutti gli esseri umani di genere maschile o comunque dichiarare loro guerra, ma combatte per il riconoscimento della parità, una parità che si può raggiungere, che ci piaccia o no, solamente col dialogo e il confronto.
    Parlo da donna, da donna che ha vissuto e vive subendo i soprusi del sistema patriarcale e che lo condanna totalmente, ma non accetta come unica soluzione la guerra fra le due fazioni, che è la narrativa tossica che invece tantissimi filoni di pensiero che si dichiarano femministi portano avanti finendo per peggiorare la situazione, anziché migliorarla, principalmente perché non capiscono che il culto del patriarcato, è un sistema che è dannoso tanto per gli uomini quanto per le donne, perché anche a loro impone una serie di comportamenti che DEVONO tenere in quanto uomini, così come li impone alle donne e che quindi non può essere visto solo come una questione femminile in cui ogni donna deve imbracciare un fucile e sparare a zero contro ogni uomo che le si para davanti, perché il vero nemico non è l'uomo in sé in quanto essere umano biologicamente maschio, ma è il sistema, l'educazione, la formazione, quello che lo rende come la società patriarcale vuole che sia. E quindi purtroppo no, far sparire gli uomini dal mondo, non risolverebbe il problema.
    Ho percepito tanta rabbia, tanto odio represso, tanta sofferenza che capisco benissimo. Non posso negare, in quanto donna e vittima di questa società maschilista, che anche io molte volte mi arrabbio davanti a certe situazioni, che anche io in quei momenti penso e dico delle cose molto forti e molto cattive, ma al tempo stesso so che la rabbia non può essere una giuda fedele per la mia vita, perché se io do retta alla rabbia, non so cosa potrei arrivare a fare e questo mi terrorizza non poco.
    Penso al pubblico giovane a cui questo romanzo è rivolto, essendo uno Young Adult e mi rendo conto che non c'è alcuna differenza fra i romanzi trash che idolatrano le relazioni tossiche e uno che invece sputa veleno contro tutti gli uomini. In entrambi i casi, i messaggi che passano sono sbagliati e rischiano di raccontare cose che non ci permettono di progredire davvero come società. La guerra non si vince con la guerra. è inutile girarci intorno.
    Detto ciò, forse sarebbe stato molto meglio se il romanzo si fosse fermato qualche capitolo prima. Il fatto che la protagonista alla fine non abbia il suo finale felice col ragazzo di cui si era innamorata, ci poteva anche stare. Non è detto che tutte le storie d'amore debbano per forza finire bene, io lo dico sempre. Quello che succede sul finale a me ha dato l'impressione che l'autrice abbia preso una botta in testa e lo abbia scritto sotto l'effetto di un antidolorifico un po' troppo forte perché oltre a mantenere sempre questa scrittura davvero troppo didascalica, diventa davvero una visione psichedelica in cui succedono cose che davvero non hanno senso e il finale sembra dare la stessa sensazione del risveglio da un incubo.
    Quindi purtroppo alla fine devo dire con mio sommo rammarico, dato che le premesse c'erano tutte, che questo romanzo è un colossale NO. Lasciamo stare i classici se poi dobbiamo distruggerli in questo modo.
     
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